Genova, regina dei mari, custodisce il glorioso passato della sua età repubblicana tra le mura di palazzi dove il trionfo dell’architettura celebra il prestigio delle potenti famiglie che, tra XVI e XVIII secolo, gareggiavano nella realizzazione di piccole grandiose regge cittadine. Dal 16 al 23 maggio 2020, la Rolli Days Digital Week permetterà di avventurarsi virtualmente nei loro saloni affrescati e riccamente arredati, fornendo inoltre l’occasione per scoprire ninfei e spazi verdi inaspettati.
Riconosciuti patrimonio UNESCO nel 2006, questi scrigni di opere d’arte e bellezza assunsero nel tempo il nome delle liste - i famosi rolli - che, a partire dal 1576, ne attestavano la magnificenza necessaria per poter accogliere illustri personalità di paesi stranieri. All’interno della cerchia muraria cittadina se ne contavano più di un centinaio e, attraverso straordinari sistemi di logge e giardini terrazzati, questi complessi si spingevano sino al mare dando alle navi in arrivo la sensazione di trovarsi di fronte a un paradiso terrestre che intensi scambi commerciali avevano popolato di piante provenienti da tutto il mondo.
Realizzato a metà Seicento, il Palazzo Reale, noto come Palazzo Stefano Balbi in memoria del primo committente, è tra i più suggestivi della città con l’importante quadreria e il panoramico giardino pensile progettato da Carlo Fontana per la famiglia Durazzo attorno al 1705. Due anni fa, un accurato restauro ha riportato all'antico splendore il caratteristico rissêu di ciottoli bianchi e neri che, seppur di origine settecentesca, fu montato in questa sede soltanto tra il 1965 e il 1966 quando Armando Porta diede nuova vita a queste figure allegoriche di animali, scene quotidiane e mitologiche provenienti dal distrutto monastero delle monache Turchine.
In posizione più defilata, il giardino segreto rievoca invece la storia del botanico Ippolito Durazzo che vi si cimentava nella coltivazione di piante esotiche prima di fondare il celebre Orto dello Zerbino nel 1803.
Foto © Museo di Palazzo Reale
Altrettanto importante è il cinquecentesco Palazzo Nicolosio Lomellino, il cui proprietario aveva accumulato enormi fortune grazie al commercio dei coralli vermigli pescati nell'isola tunisina di Tabarca. Nel Settecento, fu acquistato dalla famiglia Pallavicini che affidò a Domenico Parodi l’incarico di ridisegnare il giardino terrazzato per accentuarne il carattere scenografico. Il mondo del mito anima lo spazio con statue di satiri e figure dionisiache, al centro del parterre si trova la fontana marmorea del piccolo Ercole in lotta con il serpente mentre un enorme Sileno in stucco orna la nicchia posta a chiusura dell’asse prospettico principale. Ugualmente rivestita da spugne e conchiglie, una grotticina offre riparo al cinghiale inseguito da Adone, ancora ignaro del suo destino.
Sul lato opposto, i busti marmorei di dodici cesari sfilano sotto una lunga pergola di glicini che, come le bordure di agapanti, richiamano le tinte cerulee degli intonaci del palazzo. L’antica torre del minareto, necessaria in passato per garantire l’irrigazione del luogo con ingegnosi meccanismi idraulici, fa invece spaziare la vista verso il mare, lasciando immaginare l’arrivo di quella nave, forse partita dal regno di Napoli, che nel Quattrocento introdusse a Genova le piante di carciofo: a questa coltura, simbolo di prosperità, era un tempo dedicato il terrazzamento superiore.
Il dislivello di circa otto metri presente tra il piano terra del palazzo e il giardino fu abilmente mascherato dall’estro del Parodi con un monumentale ninfeo, concepito come esuberante riproposizione del tragico mito di Fetonte. Il gruppo scultoreo che doveva immortalarne la caduta dal cielo è andato perduto ma la magnificenza originaria è ricordata dai due grandi tritoni su cui poggia il camminamento superiore dove un putto getta acqua da una brocca.
Foto © Palazzo Nicolosio Lomellino
Particolarmente caro alla tradizione genovese, il tema del ninfeo con i suoi misteriosi simbolismi ispirò straordinarie sperimentazioni che unirono al fasto barocco divertenti giochi d’acqua. Una di queste fu concepita per Palazzo Balbi Senarega in occasione degli interventi commissionati da Francesco Maria Balbi che, a metà Seicento, interessarono anche il piccolo giardino formale su cui si aprono le luminose logge dei piani superiori.
Piante di agrumi incorniciano la teatrale quinta scenica realizzata dallo stuccatore Giovan Battista Barberini. Nettuno si staglia al centro guidando due tritoni da cui sgorgava una cascata d’acqua mentre nelle nicchie laterali compaiono Proserpina e Caronte da un lato e, dall’altro, Ade e Giove: allusivo racconto di una mitologica immortalità che, richiamando l’avvicendarsi delle stagioni, voleva certamente essere di buon auspicio per i padroni di casa.
Foto © Carlo Dell'Orto
Benchè successive trasformazioni urbane non risparmiarono analoghe meraviglie - come il seicentesco viridario con alberi da frutto di Palazzo Gio Carlo Brignole, distrutto al fine di ricavare spazio per l’attuale Piazza della Meridiana - Genova conserva con orgoglio questa sua identità storica che la Rolli Days Digital Week rende straordinariamente attuale.
Il programma dettagliato dell'iniziativa è consultabile qui.
( © DANIELE ANGELOTTI )
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