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Un concorso internazionale al Giardino dell’Iris di Firenze

Immagine del redattore: The Lantern ClocheThe Lantern Cloche

Aggiornamento: 12 lug 2020


Irrinunciabile appuntamento delle primavere fiorentine è l’apertura del Giardino dell’Iris, tranquillo angolo di paradiso situato sotto al panoramico, e sempre affollatissimo, Piazzale Michelangelo. Fu fondato nel 1954 grazie alla lungimiranza di Flaminia Specht e Nita Stross Radicati, due appassionate ibridatrici che, ben conoscendo il carattere cosmopolita e la storica tradizione botanica di Firenze, intuirono quanto la città fosse adatta per promuovere la conoscenza di questo fiore straordinario attraverso un concorso annuale di valenza internazionale.


La prima edizione fu inaugurata nel 1957 dall’Assessore alle Belle Arti e ai Giardini Piero Bargellini e due anni dopo, per proseguire nell’organizzazione, fu fondata la Società Italiana dell’Iris che, nel corso degli anni, trasformò questo scorcio di campagna urbana pressochè abbandonata in un’enciclopedia botanica vivente dove, come in una banca genetica, sono conservate anche specie a rischio di estinzione.



Il concorso prevede due classi distinte, una per l’Iris barbata alta e l’altra per l’Iris barbata da bordura, e il dietro le quinte riserva molte curiosità. Con un bando pubblico, ibridatori di tutto il mondo sono invitati a spedire i loro rizomi - non più di due per un massimo di sei varietà ammesse in ciascuna categoria - che saranno esaminati da una giuria attentissima. Gli esemplari pervenuti sono messi a dimora in aiuole delimitate da cordoni e andranno in gara tre anni dopo, tempo necessario affinchè le piante possano raggiungere la maturità ed esprimere al meglio le proprie caratteristiche.


Per non influenzare le future valutazioni, tutto si svolge nel massimo anonimato. Ciascun rizoma inviato è accompagnato da una lettera sigillata contenente il nome della varietà e dell’ibridatore che, dopo essere stata marcata con il codice riportato sulla paletta di riconoscimento dell’esemplare corrispondente, è inserita in un plico bianco e chiusa a chiave con tutte le altre buste in quella scatola delle meraviglie che i giudici stranieri chiamano per l’appunto The Magic Box. Soltanto dopo che la giuria avrà annunciato il vincitore si potranno aprire le buste per svelarne l’identità.


L’ardua sentenza è affidata a una commissione internazionale che, come avverrebbe per un conclave o un consiglio di stato, si riunisce nel giardino e, per una settimana, studia ogni pianta in gara osservandone rigorosamente il portamento, la resistenza, le ramificazioni e la ricchezza dei fiori, esaminati invece sulla base di forma, colore, consistenza e profumo. Orientarsi tra tanta meraviglia non è certamente semplice e sono pertanto organizzati periodicamente corsi specialistici per preparare i giudici ad adottare criteri oggettivi e condivisi: la profonda conoscenza della materia è ovviamente un requisito imprescindibile. La somma dei punteggi attribuiti a ciascuna voce della scheda di valutazione determina la graduatoria finale con cui saranno assegnati l’ambitissimo fiorino d'oro, simbolo della città, e altri importanti riconoscimenti.


Iris Dalì di Augusto Bianco (Foto © Società Italiana dell'Iris)

Dopo aver preso in esame le varietà messe a dimora nel 2017, la giuria internazionale ha appena decretato il vincitore di questa sessantaduesima edizione del concorso che si chiude con un successo tutto italiano. Il primo classificato è l'iris Dalì dell'ibridatore Augusto Bianco che, dopo tre anni di attente cure, ha espresso magnificamente la sua luminosa bellezza meritandosi anche il premio per la miglior ramificazione.


Lo si potrà ammirare ancora per qualche giorno al Giardino dell'Iris, da poco riaperto al pubblico, magari ascoltando in sottofondo la famosa ’Aria del giaggiolo della Cavalleria Rusticana:


“Fior di giaggiolo, gli angeli belli stanno a mille in cielo, ma bello come lui ce n’è uno solo”.



( © DANIELE ANGELOTTI )

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