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Natura Silenziosa

Immagine del redattore: The Lantern ClocheThe Lantern Cloche

Ciò che chiamiamo natura morta non è mai realmente tale e fanno bene gli anglofili a chiamarla still life, letteralmente ancora in vita. Un genere antico, scientifico prima ancora che artistico e profondamente radicato nel desiderio umano di rappresentare piante, frutti e fiori con le più disparate finalità: documentare, mostrare preziose rarità, stupire celebrando il potere della civiltà o affidare al ritratto messaggi che solo chi ne sa decifrare il linguaggio può comprendere.


Se la cura dell'uomo ha reso produttiva la terra, la mano del pittore è riuscita a riscattarla dalla caducità, trasferendo la sua intrinseca carica vitale su tela, carta o altri supporti. Ogni epoca ha visto sperimentare stili ben definiti che riflettevano in maniera eloquente l’evoluzione delle conoscenze, del gusto e delle aspirazioni di artisti e committenti.


Un sottile filo rosso accompagna la storia di questo genere artistico che, partendo dai celebri esempi della classicità romana, si è dipanata passando per gli erbari medievali ricchi di piante miniate o dipinte con connotati talvolta antropomorfi, tra i benauguranti festoni e le dettagliate rappresentazioni di singoli soggetti in voga nel Rinascimento per poi approdare ai grandi trionfi delle composizioni barocche e alle sempre più intime e meditative rappresentazioni dei secoli successivi che continuano tuttora a maturare assumendo, in un costante rinnovamento, parvenze e significati proteiformi.


In questa tradizione affonda le proprie radici la mostra Natura silenziosa, visitabile sino al 31 settembre 2020 nella Rocca Trecentesca di Riolo Terme. Curata da Marco Violi, vicedirettore del Museo Diocesano di Imola, l’esposizione raccoglie le opere con cui il pittore bassanese Luigi Pellanda ha permesso ai suoi soggetti prediletti di sfidare lo scorrere del tempo, conferendo loro e ad oggetti del quotidiano il valore quasi mistico dell’effimero reso immortale.


Cosa si coglie in questo lussureggiante giardino immaginario? Si coglie il silenzio di un’invenzione che insegna il valore del dettaglio e dell’attesa, dischiudendo in un’illusione duratura il senso stesso della realtà in posa.



( © DANIELE ANGELOTTI )

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