Un tempo conosciuta come il giardino d’Europa, la Brianza lecchese custodisce le magnifiche ville concepite in passato dal patriziato milanese come luoghi di svago e delizie e, al contempo, come centri amministrativi delle loro campagne.
Sublime manifestazione del connubio tra arte e natura, Villa Sommi Picenardi di Olgiate Molgora costituisce una testimonianza straordinaria della villeggiatura aristocratica lombarda e svela un’interessante stratificazione di epoche diverse. Antico possedimento dell’illustre famiglia dei Vimercati, fautori della torre quattrocentesca tuttora riconoscibile, fu acquistata nella seconda metà del Seicento dai Sala che la modificarono secondo il gusto barocchetto tipico dell’epoca. Una lapide posta sulla facciata della cappella, dedicata ai santi Ambrogio e Galdino, permette di datare i lavori al 1702.
Di poco successivo è il giardino segreto con la scenografica scalinata ornata da mosaici e imbrecciati. Ghirlande di pietra pendono dalle balaustre richiamando i festoni di rose della terrazza superiore, cavallucci marini in bronzo popolano la fontana centrale mentre statue a soggetto mitologico, vasi lapidei con frutta e verdura e giochi d’acqua generano invitanti illusioni prospettiche.
All’Ottocento risale invece la realizzazione del parco romantico dove spiccano alberi monumentali come il gigantesco Platanus orientalis. L’archivio di famiglia conserva fiabesche descrizioni delle feste allestite in questi spazi come quella in costumi orientali organizzata nel 1892 per la visita di re Umberto I e della regina Margherita, con tanto di “palloncini giapponesi” e “fuochi del bengala”.
Nei primi anni del Novecento, la villa fu ereditata dal marchese Paolo Sommi Picenardi di Calvatone e i discendenti ne mantengono tuttora la proprietà. Ispirata dall’antica valenza produttiva del luogo, sua nipote, Azzurra Livraghi Sommi Picenardi, ha fondato nel 2013 la società agricola Unicorno - nome ispirato allo stemma del casato - avviando con essa il recupero paesaggistico e funzionale della collina retrostante al complesso. A questi terrazzamenti incolti, un tempo coperti di vigneti, è stata data nuova vita mettendo a dimora circa cinquecento piante di mirtillo - di varietà quali la Bluecrop, il gigante Late Blue, la Brigitta, il Legacy e il Berkley - che fruttificano da maggio ad agosto.
Per preservare e incentivare la biodiversità, questa moderna coltura è stata gestita in maniera rigorosamente biologica sin dal momento dell’impianto, favorito dall’inoculazione radicale di funghi micorrizici, e, in linea con il principio di ecocostenibilità, la raccolta è effettuata interamente a mano: una scelta impegnativa, ma che permette di selezionare i singoli frutti in base all’effettiva maturazione e di non danneggiare le piante con i pettini metallici comunemente impiegati per tale operazione.
Con un occhio di riguardo al tema dell’inclusione sociale, la successiva trasformazione dei mirtilli in nettari, sciroppi e confetture è stata affidata alla Cooperativa Oasi di Guanzate, nata per dare opportunità lavorative a persone con disabilità o svantaggiate.
La lezione che si apprende passeggiando per questi terrazzamenti è chiara: curare la terra e rispettarla è la più bella forma d'arte che si possa immaginare, anche fuori da un giardino.
( © DANIELE ANGELOTTI )
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